Passa ai contenuti principali

Maltempo e piena del Po

In base alle previsioni disponibili, il Dipartimento della Protezione Civile ha emesso oggi, lunedì 7 novembre, un avviso di condizioni meteorologiche avverse che prevede dalla prima mattinata e per le successive 12-18 ore, forti venti di burrasca dai quadranti meridionali, con rinforzi di burrasca forte o di tempesta specie sul settore occidentale. Si prevedono inoltre mareggiate sulle coste esposte.

Tutti gli affluenti piemontesi in questo momento sono in calo e stanno gradualmente rientrando sotto la soglia di criticità. Secondo le attuali previsioni, il colmo di piena dovrebbe transitare a Ponte della Becca tra le 18 e le 24 di oggi lunedì 7 novembre, a Piacenza tra le 6 e le 12 di domani martedì 8 novembre, a Cremona tra le 18 e le 24 di domani martedì 8 novembre, a Boretto tra le 12 e le 18 di mercoledì 9 novembre. 

Gli scenari di previsione per le prossime 24/36 ore evidenziano una nuova perturbazione che potrebbe interessare nuovamente l’area occidentale del bacino del Po e pertanto i livelli lungo l’asta del fiume potranno mantenersi elevati almeno per i prossimi tre giorni.

Regole di comportamento. Si invita la popolazione, alla luce della situazione in atto e della evoluzione prevista, a prestare la massima attenzione per evitare di esporsi a rischi: in caso di precipitazioni particolarmente intense si raccomanda di non uscire di casa e di portarsi, se necessario, ai piani alti. Massima prudenza nella guida se ci si trova già in viaggio nelle zone interessate dalle piogge o dai venti forti. Si sconsiglia di mettersi in viaggio verso le Regioni colpite dal maltempo e si invitano gli automobilisti a mantenersi costantemente informati sulle condizioni di viabilità. Si ricorda inoltre che è fondamentale tenersi lontani da corsi d’acqua, ponti, passerelle, aree dissestate e allagate, evitare di scendere in scantinati e sottopassi, nonché passare sotto scarpate naturali o artificiali. Si invitano i cittadini a rispettare le indicazioni e le misure di salvaguardia disposte dalle autorità.

Commenti

Post popolari in questo blog

Oil sands: può essere la risposta al nostro bisogno energetico???

Le sabbie bituminose ( oil sands o tar sands ) sono generalmente depositi sabbiosi-argillosi non cementati ad elevata porosità che contengono oli viscosi (bitume) non mobili da cui si estrae (con tecniche ad altissimo impatto ambientale ) una sostanza oleosa ad alto contenuto in zolfo e con elevata viscosità, che può poi essere convertita in greggio e successivamente raffinata per ricavarne dei derivati. Le maggiori riserve in  oil sands  sono, in Canada (Stato di Alberta: Athabasca, Cold Lake, Peace River), nel bacino dell’Orinoco in Venezuela e in Russia (Piattaforma Siberiana, Malekess). Altri giacimenti importanti in sabbie bituminose si trovano in Cina, India, Indonesia, Brasile ed Ecuador. Per estrarre l'olio dalle sabbie e poterlo trasportare, si utilizzano principalmente due metodi che dipendono dalla profondità a cui si trovano le miniere: se a cielo aperto, la sabbia bituminosa viene estratta con l'ausilio di escavatori ed una volta trasportata viene la

Il principio dell'isostasia: perché gli oceani sono profondi e le montagne alte?

Le terre emerse sono più rilevate dei fondali oceanici, sia perché sono costituite da rocce più leggere, sia perché formate da una litosfera più spessa. Le rocce più comuni dei continenti sono a composizione granitica e risultano generalmente più leggere di quelle basaltiche, tipiche dei fondali oceanici. La diversità di peso fra graniti e basalti non basta, però, da sola a spiegare, per esempio, il forte dislivello tra la catena himalayana, che supera gli 8000 m di altitudine, e il fondo dell'oceano indiano, che raggiunge profondità superiori ai 10000 m.  Perché tale differenza?  La risposta viene dal principio dell'isostasia, che mette in relazione le quote di continenti e oceani con la densità delle rocce della crosta e del mantello. Secondo questo principio, le zolle in cui la litosfera è suddivisa galleggiano, per la loro relativa leggerezza, sull'astenosfera, che si comporta come un fluido particolarmente denso e pesante. Fig . 1 - modello dell'Isostasia

La "terra mobile" di Wegener e la deriva dei continenti

Fig. 1 - Ricostruzione del Pangea e della sua evoluzione paleogeografica. L'idea di una " Terra mobile ", la cui superficie cambia aspetto nel tempo per il continuo reciproco spostarsi di settori della crosta, è nata all'inizio del secolo scorso ed ha avuto il suo principale teorico in Alfred Wegner , ben noto per avere proposto la teoria della deriva dei continenti. Wegner considerava le aree continentali come zattere di sial galleggianti sul sima, indicando con sial (da silicio a alluminio) la crosta a composizione media granitica, meno densa, e con sima (da silicio a magnesio) il materiale sottostante, più denso, di composizione basaltica, che affiorava sul fondo degli oceani e costituiva, secondo l'autore, un involucro continuo (Fig. 1). Nella teoria, i grossi frammenti di crosta sialica, immersi nel sima molto viscoso " come iceberg nell'acqua " sarebbero andati pian piano alla deriva verso ovest, per restare in ritardo rispetto la ro