Passa ai contenuti principali

Nuovo cratere dell'Etna

Dopo due settimane di relativa calma, il Nuovo Cratere di Sud-Est dell'Etna ha prodotto un nuovo episodio eruttivo parossistico nella mattinata del 18 marzo 2012, il 22° episodio nella serie iniziata a gennaio 2011. Come i suoi predecessori, anche questo episodio è stato caratterizzato da alte fontane di lava, una colonna di tefra e vapore alta diversi chilometri (con ricadute di cenere e lapilli nel settore orientale del vulcano) e colate laviche che si sono riversate nella Valle del Bove, localmente interagendo esplosivamente con la spessa coltre di neve presente sul terreno. La fase parossistica è durata meno di 2 ore.

Sulla base degli ultimi dati il Centro Funzionale Centrale per il Rischio Vulcanico del Dipartimento della Protezione Civile, ha emesso alle 9.30 un avviso di "criticità elevata" per l’area sommitale del vulcano e "criticità ordinaria" nelle aree del medio versante, pedemontana e urbana. In un successivo rapporto delle 12.45 è stato emesso un avviso di "criticità moderata" per l’area sommitale del vulcano, mentre la criticità è diventata assente per le aree del medio versante, pedemontana e urbana.

Rimane fino al 30 marzo 2012 l’assoluto divieto di accedere al vulcano sul versante Sud oltre quota 2920 m (in prossimità della Torre del Filosofo) e sul versante Nord oltre quota 2990 (in prossimità di Punta Lucia), come da ordinanza del prefetto di Catania.
 

Commenti

Post popolari in questo blog

Il principio dell'isostasia: perché gli oceani sono profondi e le montagne alte?

Le terre emerse sono più rilevate dei fondali oceanici, sia perché sono costituite da rocce più leggere, sia perché formate da una litosfera più spessa. Le rocce più comuni dei continenti sono a composizione granitica e risultano generalmente più leggere di quelle basaltiche, tipiche dei fondali oceanici. La diversità di peso fra graniti e basalti non basta, però, da sola a spiegare, per esempio, il forte dislivello tra la catena himalayana, che supera gli 8000 m di altitudine, e il fondo dell'oceano indiano, che raggiunge profondità superiori ai 10000 m.  Perché tale differenza?  La risposta viene dal principio dell'isostasia, che mette in relazione le quote di continenti e oceani con la densità delle rocce della crosta e del mantello. Secondo questo principio, le zolle in cui la litosfera è suddivisa galleggiano, per la loro relativa leggerezza, sull'astenosfera, che si comporta come un fluido particolarmente denso e pesante. Fig . 1 - modello dell'Isostasia

Oil sands: può essere la risposta al nostro bisogno energetico???

Le sabbie bituminose ( oil sands o tar sands ) sono generalmente depositi sabbiosi-argillosi non cementati ad elevata porosità che contengono oli viscosi (bitume) non mobili da cui si estrae (con tecniche ad altissimo impatto ambientale ) una sostanza oleosa ad alto contenuto in zolfo e con elevata viscosità, che può poi essere convertita in greggio e successivamente raffinata per ricavarne dei derivati. Le maggiori riserve in  oil sands  sono, in Canada (Stato di Alberta: Athabasca, Cold Lake, Peace River), nel bacino dell’Orinoco in Venezuela e in Russia (Piattaforma Siberiana, Malekess). Altri giacimenti importanti in sabbie bituminose si trovano in Cina, India, Indonesia, Brasile ed Ecuador. Per estrarre l'olio dalle sabbie e poterlo trasportare, si utilizzano principalmente due metodi che dipendono dalla profondità a cui si trovano le miniere: se a cielo aperto, la sabbia bituminosa viene estratta con l'ausilio di escavatori ed una volta trasportata viene la

La "terra mobile" di Wegener e la deriva dei continenti

Fig. 1 - Ricostruzione del Pangea e della sua evoluzione paleogeografica. L'idea di una " Terra mobile ", la cui superficie cambia aspetto nel tempo per il continuo reciproco spostarsi di settori della crosta, è nata all'inizio del secolo scorso ed ha avuto il suo principale teorico in Alfred Wegner , ben noto per avere proposto la teoria della deriva dei continenti. Wegner considerava le aree continentali come zattere di sial galleggianti sul sima, indicando con sial (da silicio a alluminio) la crosta a composizione media granitica, meno densa, e con sima (da silicio a magnesio) il materiale sottostante, più denso, di composizione basaltica, che affiorava sul fondo degli oceani e costituiva, secondo l'autore, un involucro continuo (Fig. 1). Nella teoria, i grossi frammenti di crosta sialica, immersi nel sima molto viscoso " come iceberg nell'acqua " sarebbero andati pian piano alla deriva verso ovest, per restare in ritardo rispetto la ro