Passa ai contenuti principali

The 2012 Emilia earthquake stress transfer from the MW 5.8 seismogenic source of May 20th to the MW 5.6 seismic event of May 29th (northern Italy)

Abstract
The 2012 Emilia seismic sequence was characterised by two main compressional events, which occurred on May 20th and 29th, 2012, with MW 5.8 and MW 5.6, respectively. Seismic activity was ascribed to the northward verging fold and thrust structures in the Ferrara-Romagna arc. This study shows how the stress change of May 20th earthquake could have interacted with the adjacent faults. The study highlights a large lobe of increased Coulomb stress change at the root of the external Ferrara thrust and at the top of the Carpi-Poggio Renatico thrust. The transfer model shows a 1-2 bar increase along some fault segments of the external Ferrara thrust, an increase less than 1 bar along other fault segments and a decrease along a segment of the Carpi-Poggio Renatico thrust. The Coulomb stress change (shear and normal component) and transfer model does not show either increase or decrease along the Mirandola thrust (another segment of the Carpi-Poggio Renatico thrust). We therefore assume plausible that the stress transfer from the May 20th MW 5.8 earthquake increased the stress change along the Carpi-Poggio Renatico thrust first, with its aftershock increase and westward migration and then the triggering of the May 29th MW 5.6 earthquake.

Riassunto
Trasferimento di stress del terremoto dell’Emilia del 2012 dalla sorgente sismogenica di MW 5,8 del 20 maggio all’evento di MW 5,6 del 29 maggio. La sequenza sismica dell’Emilia del 2012 è stata caratterizzata da due principali eventi compressivi, accaduti il 20 maggio e 29 maggio, rispettivamente di MW 5,8 e MW 5,6. L’attività sismica è da attribuirsi alle strutture a pieghe e thrust con vergenza settentrionale denominate Pieghe ferraresi-romagnole. Questo studio mostra come la variazione dello stress del terremoto del 20 maggio abbia potuto interagire con le faglie adiacenti. Lo studio evidenzia un aumento della variazione dello stress di Coulomb alla base del thrust esterno di Ferrara e nel settore più superficiale del thrust di Carpi-Poggio Renatico. Il modello di trasferimento dello stress mostra un incremento di 1-2 bar lungo alcuni segmenti della faglia esterna di Ferrara, e un lieve aumento inferiore a 1 bar lungo altri segmenti di faglia e un decremento lungo altri segmenti del thrust di Carpi-Poggio Renatico. La variazione dello stress di Coulomb (componente di taglio e normale) e il modello di trasferimento non mostrano un aumento o una diminuzione lungo il thrust di Mirandola (un segmento della faglia Carpi-Poggio Renatico). Riteniamo pertanto plausibile che il trasferimento dello stress dal terremoto di MW 5,8 del 20 maggio abbia prima aumentato la variazione dello stress lungo il thrust Carpi-Poggio Renatico, con un aumento delle sue repliche e loro migrazione verso ovest e, successivamente, l’innesco del terremoto di MW 5,6 del 29 maggio.

di: Paolo Balocchi & Giulio Riga
Pubblicato in: Atti Soc. Nat. Mat. di Modena, vol. 148 (2017), pp. 49-63.

Scarica il PDF in academia.edu e researchgate.net

Commenti

Post popolari in questo blog

Oil sands: può essere la risposta al nostro bisogno energetico???

Le sabbie bituminose ( oil sands o tar sands ) sono generalmente depositi sabbiosi-argillosi non cementati ad elevata porosità che contengono oli viscosi (bitume) non mobili da cui si estrae (con tecniche ad altissimo impatto ambientale ) una sostanza oleosa ad alto contenuto in zolfo e con elevata viscosità, che può poi essere convertita in greggio e successivamente raffinata per ricavarne dei derivati. Le maggiori riserve in  oil sands  sono, in Canada (Stato di Alberta: Athabasca, Cold Lake, Peace River), nel bacino dell’Orinoco in Venezuela e in Russia (Piattaforma Siberiana, Malekess). Altri giacimenti importanti in sabbie bituminose si trovano in Cina, India, Indonesia, Brasile ed Ecuador. Per estrarre l'olio dalle sabbie e poterlo trasportare, si utilizzano principalmente due metodi che dipendono dalla profondità a cui si trovano le miniere: se a cielo aperto, la sabbia bituminosa viene estratta con l'ausilio di escavatori ed una volta trasportata viene la

Il principio dell'isostasia: perché gli oceani sono profondi e le montagne alte?

Le terre emerse sono più rilevate dei fondali oceanici, sia perché sono costituite da rocce più leggere, sia perché formate da una litosfera più spessa. Le rocce più comuni dei continenti sono a composizione granitica e risultano generalmente più leggere di quelle basaltiche, tipiche dei fondali oceanici. La diversità di peso fra graniti e basalti non basta, però, da sola a spiegare, per esempio, il forte dislivello tra la catena himalayana, che supera gli 8000 m di altitudine, e il fondo dell'oceano indiano, che raggiunge profondità superiori ai 10000 m.  Perché tale differenza?  La risposta viene dal principio dell'isostasia, che mette in relazione le quote di continenti e oceani con la densità delle rocce della crosta e del mantello. Secondo questo principio, le zolle in cui la litosfera è suddivisa galleggiano, per la loro relativa leggerezza, sull'astenosfera, che si comporta come un fluido particolarmente denso e pesante. Fig . 1 - modello dell'Isostasia

La "terra mobile" di Wegener e la deriva dei continenti

Fig. 1 - Ricostruzione del Pangea e della sua evoluzione paleogeografica. L'idea di una " Terra mobile ", la cui superficie cambia aspetto nel tempo per il continuo reciproco spostarsi di settori della crosta, è nata all'inizio del secolo scorso ed ha avuto il suo principale teorico in Alfred Wegner , ben noto per avere proposto la teoria della deriva dei continenti. Wegner considerava le aree continentali come zattere di sial galleggianti sul sima, indicando con sial (da silicio a alluminio) la crosta a composizione media granitica, meno densa, e con sima (da silicio a magnesio) il materiale sottostante, più denso, di composizione basaltica, che affiorava sul fondo degli oceani e costituiva, secondo l'autore, un involucro continuo (Fig. 1). Nella teoria, i grossi frammenti di crosta sialica, immersi nel sima molto viscoso " come iceberg nell'acqua " sarebbero andati pian piano alla deriva verso ovest, per restare in ritardo rispetto la ro